Poteva mancare su questo sito l’evergreen del “si stava meglio quando si stava peggio”? So che ne avreste fatto volentieri a meno. Ma non posso esimermi…
Sempre più spesso infatti, mi ritrovo ad assaporare, anzi a centellinare il gusto delle cose “vintage”, retaggio di un passato ormai quasi completamente rimpiazzato dall’incessante quanto auspicabile progresso tecnologico: una passeggiata in Vespa a 50 km/h una marcia dopo l’altra, una partita a “Super Mario Bros” o a “Mike Tyson’s Punch Out” sul piccolo televisore a tubo catodico…
…o ancora, come é successo qualche settimana fa, un giro in videoteca dopo qualche anno di involontaria astinenza. Involontaria perchè oggi i film, anche quelli più recenti, te li puoi guardare in televisione o in streaming su Internet e perchè i dvd (soprattutto dopo l’avvento del Blu Ray) te li tirano dietro a € 9,90.
Nonostante questo, andarsi a scegliere un titolo in videoteca inizia ad avere quel gusto retrò di cui vi stavo accennando qualche riga più sopra: il profumo della moquette che oggi senti solo quando vai al cinema, il religioso silenzio inframezzato dalla musica di sottofondo del negozio e dai televisori della sala che proiettano un film a caso, e quelle cose che si fanno solo quando sei in videoteca (tipo tirare fuori un dvd che non prenderai mai perchè sai che alla tua lei non piace o perchè ha un titolo talmente demenziale e una trama talmente inconsistente che se fosse stata una videocassetta l’avresti già riutilizzata per registrarci sopra “Playboy Late Nite Show”). E non ultimo, il proprietario che ti spiega le regole di pagamento e restituzione dei film che puntualmente avrai rimosso all’uscita del negozio…
Le videocassette. Probabilmente il videonoleggio aveva senso solo allora, quando ancora il digitale era un aggettivo buono solo per gli orologi, i PC erano relegati negli uffici ed un videoregistratore VHS costava quanto due stipendi di un impiegato. La promessa di quelle macchine non era tanto quella di proporre un esperienza da sala cinematografica, quanto di liberarci dai palinsesti televisivi, potendo registrare i programmi sul nastro e rivederli quando volevamo. O in alternativa, recandoci al più vicino videonoleggio per prendere in prestito una videocassetta per una o due sere.
Acquistare videocassette non é mai stata una buona idea. All’inizio perchè costavano troppo. In seguito perchè meno longeve del supporto digitale (d’altra parte siete coscienti del fatto che anche i vosti dvd non sono poi così duraturi come vorrebbero farvi credere, vero?!). E anche copiarle, dopotutto, non era un grande affare, complice il decadimento di qualità tra una duplicazione e l’altra.
Non rimaneva che il videonoleggio. E il videonoleggio dalle mie parti, in quell’assaggio di anni ’90 si chiamava “Venere Video”. Un luogo angusto e pieno di videocassette vicino al Palazzetto dello Sport, all’inizio di un vicoletto che già allora non garantiva l’insperato parcheggio. Dentro quelle quattro mura, oltre all’inconfondibile esalazioni di plastica dei supporti e degli anonimi contenitori numerati a pennarello, c’era molto di più (e non sto parlando del leggendario separé delle pellicole VM18): c’era puzza di futuro.
La puzza di futuro per chi ci é passato, la si é potuta annusare solo negli anni ’80 (un po’ meno nei ’90). Aveva in se qualcosa di nocivo (come i passeggini all’amianto) ma ci ha aiutato a capire che il futuro era dietro l’angolo, e che certe cose sarebbe bastato pensarle per poterle realizzare. Abituati com’eravamo ad un progresso lento ed elitario, il videonoleggio, il telefono da quaranta chili dentro l’auto, l’autoradio a forma di mattone e il mangiacassette da attaccare alla cintura sono arrivati, per tutti, senza preavviso. Hanno completamente rivoluzionato la nostra società fino ad allora basata sulla meccanica e sull’idraulica, e ci hanno permesso di porci nuovi traguardi con una libertà inaspettata.
Ci trovavamo insomma con i piedi nella vita materiale ma con la testa già nel cyberspazio. Una situazione che oggi fatica a ripetersi con la stessa intensità e con lo stesso spirito romantico di allora. Anche perchè oggi, con l’hype che viene creato attorno al lancio di ogni nuova tecnologia, non puoi permetterti di restarne completamente fuori, avulso alla novità, come invece poteva accadere negli anni ’80, quando la campagna non poteva permettersi le stesse comodità della città.
E oggi che le cabine telefoniche rischiano l’estinzione, ripensare alle interurbane fatte tassativamente fuori casa dalle cabine della sede centrale della Sip (fornite della serie completa degli elenchi cartacei degli abbonati provincia per provincia) fa emergere inaspettatamente ciò che avevamo e che, volontariamente, abbiamo perso (o forse é meglio dire barattato): la possibilità di sparire, di non dover comunicare costantemente la propria posizione, di non dover essere costantemente reperibili. Specie quando si é in vacanza. Anche se questo, allora, significava fare code interminabili la sera di fronte al telefono pubblico muniti di una cospicua quantità di gettoni.
Si stava meglio quando si stava peggio? Ritengo che al di la del giudizio di ciascuno di noi, sia importante conservare una coscienza storica che ci aiuti a ricordare ciò che abbiamo sacrificato per stare meglio. Ed in questo i sogni hanno sicuramente il loro peso…